Le recenti dimissioni non riguardano solo i dipendenti, ma coinvolgono anche i vertici aziendali, con un aumento significativo delle uscite degli amministratori delegati. Secondo Bloomberg, il numero di ceo che abbandonano la propria carica sta raggiungendo livelli record, con oltre 1425 dimissioni registrate fino a settembre, di cui 164 solamente nell’ultimo mese. Questi dati rappresentano un incremento del 47% rispetto alle 969 dimissioni dei ceo nello stesso periodo del 2022, secondo quanto riportato dalla società di executive coaching Challenger, Gray & Christmas.
Le motivazioni di questa ondata di dimissioni sono molteplici e comprendono il crescente rischio di burnout causato da stress e incertezza, oltre al desiderio di trasferirsi a posizioni più redditizie. Secondo Alexander Kirss, responsabile senior delle risorse umane presso la società di consulenza Gartner Inc., la pandemia e la gestione della sua risposta hanno rappresentato una delle esperienze lavorative più stressanti per molti amministratori delegati e responsabili delle risorse umane. La sfida è stata duplice, poiché hanno dovuto guidare le loro organizzazioni sia da una prospettiva strategica che umana.
I settori più colpiti da questo fenomeno sono quelli governativo e no-profit, che insieme hanno registrato 353 dimissioni, segnando un aumento dell’86% rispetto alle 190 dimissioni del 2022. Anche il settore ospedaliero ha subito un impatto significativo, con 125 cambi al vertice, rappresentando un aumento del 67% rispetto ai 75 annunciati nello stesso periodo dell’anno scorso. Questi dati indicano un trend preoccupante che coinvolge ora non solo i dipendenti, ma anche i leader aziendali, sollevando questioni cruciali sulla gestione del personale in un contesto di crescente complessità e sfide.