Il taglio dei tassi della BCE era atteso da tempo e non ha sorpreso i mercati. Il ciclo di rialzi iniziato a luglio 2022, seguito da una pausa a settembre 2023, si conclude con una riduzione di 25 punti base: il tasso sui rifinanziamenti principali scende dal 4,50% al 4,25%, quello sui depositi dal 4% al 3,75% e quello sui prestiti marginali dal 4,75% al 4,50%.
Questa mossa offre un po’ di sollievo a famiglie e imprese, rendendo più accessibili mutui e prestiti. Tuttavia, la BCE non vuole impegnarsi in un percorso temporale rigido, consapevole delle difficoltà della strada verso la normalizzazione economica.
La vera sorpresa è stata la revisione al rialzo delle stime sull’inflazione: per il 2024 è ora prevista al 2,5%, rispetto al 2,3% di marzo, e al 2,2% per il 2025, ritardando l’obiettivo del 2%. Anche le previsioni di crescita del PIL sono aumentate: 0,9% per il 2024 (da 0,6%) e 1,4% per il 2025 (da 1,5%). La presidente della BCE Christine Lagarde ha elogiato i risultati di crescita dell’Italia, invocando una riduzione del debito mantenendo gli investimenti.
Nonostante la maggiore crescita porti a pressioni inflazionistiche, la BCE confida in un calo dell’inflazione. Dal picco del 10,6% di ottobre 2022, l’inflazione è scesa costantemente al 5,2% di settembre 2023 e ora al 2,6%. Lagarde ha sottolineato che il ritmo delle future mosse sui tassi dipenderà dai dati sull’inflazione, riconoscendo che il percorso sarà accidentato.
Il board ha deciso senza vincolarsi a un percorso preciso, nonostante la defezione del governatore austriaco Robert Holzmann. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha accolto positivamente la decisione, considerandola coerente con la situazione attuale. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha approvato l’inizio dei tagli dei tassi da parte della BCE.
Con questa mossa, la BCE anticipa le altre banche centrali del G7, ad eccezione della Bank of Canada. Si apre così un periodo di divergenza rispetto alla Federal Reserve, che probabilmente taglierà i tassi solo dopo l’estate.