Siamo abituati a pensarci come composti da soli organi, sangue, pelle (insomma da un ammasso di cellule) e che i batteri e i virus siano portatori di malattie, più o meno gravi. Ma c’è una parte del nostro organismo senza la quale non saremmo ciò che siamo: la microflora. Essa è composta da batteri, funghi ed anche virus e si chiama il microbiota!
In realtà, abbiamo una popolazione di questi microrganismi un po’ ovunque: sulla pelle e sui denti, ad esempio, e sono protettivi; devono esserci. Conquistandosi il proprio spazio, scoraggiano altri batteri dal prendere un posto sulla nostra “tavola” e creare un danno. Una buona parte la acquisiamo alla nascita, durante il parto, al passaggio attraverso il canale vaginale. La restante parte sarà acquisita nel corso della vita e sarà influenzata da vari fattori, tra cui ambiente, alimentazione, ecc., rappresentando un’impronta digitale unica per ciascuno di noi.
Il nostro microbiota è composto da più di 400 specie diverse e ancora non le conosciamo tutte; solo di recente sono stati trovati dei cianobatteri, ossia dei batteri che hanno dato il via alla nascita della vita sul nostro pianeta, e noi ce li portiamo dentro! È fondamentale che questo potpourri di microrganismi sia in uno stato di equilibrio fra loro, per non incorrere in quello che in gergo scientifico si chiama disbiosi, ossia una rottura degli equilibri fra le specie che popolano l’intestino causando patologie, più o meno serie.
Esiste un collegamento fra il nostro intestino (o meglio, il nostro microbiota) ed il cervello: questo asse funziona come una rete, una strada su cui viaggiano molecole prodotte dai nostri “amichetti” e/o dal nostro cervello che possono comunicare cosa sta succedendo e reagire se necessario. Affascinante, no?
Un esempio pratico? La depressione, che affligge il 25% della popolazione, ha trovato miglioramenti significativi semplicemente somministrando al paziente affetto Lactobacillus (specie casei ed acidophilus) assieme a Bifidobacterium bifidum: i sintomi diminuivano drasticamente!
Ora, sicuramente già saprai che per mantenere in salute la microflora, abbiamo bisogno di mangiare frutta e verdura, ma permettimi di chiederti: noi sappiamo che non digeriamo le fibre dei vegetali e della frutta di cui ci nutriamo, eppure queste hanno un effetto benefico sulla nostra salute. Come mai? Le fibre che arriveranno al nostro intestino non sono inerti, non staranno lì senza far niente. Incontreranno un mondo nel tuo corpo fatto di microrganismi che le andranno a fermentare, producendo sostanze che, a quanto pare, sono un toccasana per noi.
Fra queste, il butirrato, che forse avrai già sentito da qualche parte. È un acido grasso piccolino che puzza di rancido (al punto tale che Greenpeace lo ha adoperato come bomba puzzolente per i balenieri!), ma è importantissimo per la nostra salute; fra i suoi effetti c’è quello di mandare un segnale di sazietà al cervello e farci smettere di mangiare. Questa è una possibile teoria sul perché le fibre ci aiutano a stare meglio.
Poiché le fibre sono fondamentali per prendersi cura di noi e dei nostri batteri, variare la nostra alimentazione diventa un obbligo: è stato dimostrato da svariati studi, infatti, che il microbiota di una popolazione che si ciba sempre dello stesso tipo di verdure o di frutta, anche se fornisce fibre al proprio corpo, favorirà una specie di batteri piuttosto che un’altra. Anche se sono amichevoli, ricordiamoci dell’equilibrio citato poco fa: siamo noi responsabili di questo delicato bilancio. Se porto una specie a prevalere sulle altre presenti, potrei andare incontro a disbiosi, ad infiammazioni che possono sfociare anche in intestino irritabile con sintomi non molto piacevoli!
Invece, la popolazione dello studio che variava la sua alimentazione con verdure, frutta di vario tipo, poca carne, aveva un microbiota felice, in equilibrio: niente gonfiori, niente episodi che ti fanno correre a casa sperando di riuscire a tenerla tutto il tempo!
Non a caso le popolazioni più sane sono anche quelle che hanno la più grande varietà di microbiota. Tra queste, alcune popolazioni asiatiche come i giapponesi, probabilmente grazie al loro consumo di alghe nella loro dieta base, o, per esempio, popolazioni indigene che vivono secondo natura.
Vi siete mai chiesti, invece, come mai quando andate in vacanza in qualche posto esotico, le persone del posto mangiano quel cibo quotidianamente e non hanno nulla, mentre voi dovete portare con voi l’arsenale di Imodium ed Enterogermina? “Perché loro sono abituati” è una risposta vaga… cerchiamo di essere scientifici qui!
Sin da quando nascono, ma anche prima, durante lo sviluppo del feto, il microbiota materno influenzerà quello del nascituro. Essendo la madre stata esposta a quei cibi, il suo microbiota favorisce le specie che sanno digerire quel cibo, assorbendolo senza avere problematiche. Tu che ci stai andando per la prima volta, farai ritrovare ai tuoi ospiti qualcosa che non hanno mai visto prima, difficile da gestire.
Una cosa strana che è stata osservata è che questi microrganismi possono essere responsabili dell’obesità riscontrata in alcuni pazienti. Da cosa lo abbiamo capito? Sono stati presi dei topolini germ-free, ossia non avevano alcun microbiota, erano “sterili”, puliti; a questi è stato inoculato il microbiota di un topolino obeso e… magia, i topi diventavano tutti obesi.
Ma come è possibile? Di nuovo: l’autostrada che collega cervello e microbiota. In pratica, sto dicendo che la nostra popolazione di batteri, funghi e virus può influenzare tutto in noi: comportamento, alimentazione, personalità, anche di cosa moriremo.
Ecco perché è considerato il nostro secondo cervello: abbiamo davvero qualcosa lì che “pensa”, comunica ed agisce. Per questo è importante prendersene cura. Voglio dire, hai un cervello lì, no? Se ti dicessi che ci sono abitudini semplici (che magari già adoperi) per mantenerlo in salute?
Sì, oltre all’esercizio fisico, quello che dobbiamo fare è aumentare la varietà di questi ospiti desiderati, e, sì, come già starai pensando, le verdure la fanno da padrone o, meglio, le fibre!
Ma ci sono due gruppi di alimenti che saranno rispettivamente carburante ed olio motore per quel piccolo universo che trasportiamo dentro di noi! Sto parlando di probiotici e prebiotici. I probiotici sono un mix di batteri che possiamo dare al nostro intestino per supportare le specie buone già presenti, sono specie selezionate con scopi benefici per l’ospite; ad esempio, latte, yogurt, formaggi freschi, ma anche Yakult oppure l’Actimel della Danone contengono probiotici che, se assunti con regolarità, andranno a popolare il nostro intestino di batteri buoni.
Ma c’è un ma! In realtà basta sospendere per qualche giorno questa assunzione per perdere quello che avevamo guadagnato, ed è difficile garantire che all’interno di quel prodotto ci siano davvero 20 miliardi di batteri vivi, una parte potrebbero essere morti ed inutili. Il consiglio generico è quello di assumerne una porzione ogni giorno per assicurarci una buona copertura.
Poi ci sono i prebiotici, ossia la “pappetta” che possiamo dare al microbiota; essi sono componenti di alimenti che arrivano nel nostro intestino non digeriti, e saranno fermentati dalla microflora intestinale, producendo queste molecole della salute. I più famosi sono l’inulina e i frutto-oligosaccaridi. Il contenuto dei prebiotici può aumentare con la maturazione ma anche diminuire con la cottura; quindi, bisogna stare attenti a cosa si mangia e quanto se ne mangia.
L’aglio è un prebiotico di prima classe, ed infatti nella dieta Mediterranea se ne usa abbastanza; senza alcun finto stupore, la nostra alimentazione è, ancora una volta, quella migliore dal punto di vista di fibre assunte e prebiotici, rispetto ai Paesi anglosassoni.
Ci sono infine i simbiotici, che sono un mix vincente di prebiotici e probiotici, con lo scopo di creare terreno fertile per la sopravvivenza e moltiplicazione dei batteri protettivi.
Sfide quotidiane mettono a dura prova la microflora, banalmente un antibiotico può far piazza pulita. Per questo, va sempre tenuto conto di prendere medicinali su consiglio medico, e dobbiamo prendercene tanta cura. Ti spiegherò come fare: la parola d’ordine è variare.
Non sto per dirti nulla di nuovo in realtà: frutta e verdura fresca, di stagione, ma anche frutta secca (ah sì, quella la amano). Cerca di ridurre la carne e derivati: questi, infatti, aumentano la quota di batteri putrefattivi, responsabili di infiammazioni del tratto intestinale nonché alcune forme di cancro.
Attenzione: non sto dicendo che la carne in generale faccia sempre male, un consumo quotidiano può portare a disbiosi ed altri eventi. Qui non demonizziamo nulla! Non dimentichiamoci dei latticini freschi e con grassi, quelli che contengono un’alta quota di batteri amici!
Insomma, pensa al tuo microbiota come al tuo migliore amico: se ti prendi cura di lui, lui si prenderà cura di te!
Eliana Migliaccio