Società e Consumatori

Parità di genere e PNRR, un bilancio attuale

Nel quadro di un ammodernamento generale del Paese, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) approvato tre anni fa in risposta all’emergenza Covid-19, avrebbe dovuto includere riforme strutturali significative per giovani e donne. Tuttavia, l’inclusione sociale a sostegno dell’empowerment femminile e la lotta alle discriminazioni di genere, missioni chiave del PNRR, rischiano di essere compromesse dai continui correttivi apportati dai governi succedutisi nell’ultimo triennio.

Nonostante la soddisfazione espressa dall’esecutivo per l’approvazione definitiva alla Camera del Decreto Coesione, che concede esoneri contributivi al 100% per due anni ai datori di lavoro che assumono giovani under 35 e donne (ad eccezione dei lavori domestici e dell’apprendistato), l’occupazione femminile sembra un obiettivo mancato o, peggio, dimenticato del PNRR.

Recentemente, la Commissione Europea ha approvato il pagamento della quinta rata del PNRR, ammontante a 11 miliardi di euro, 400 milioni in più rispetto alla richiesta iniziale. Questo incremento è dovuto al fatto che l’Italia ha anticipato con successo due obiettivi inizialmente previsti per dicembre 2024, portando a 113,5 miliardi di euro il totale incassato, pari al 58,4% del PNRR complessivo. Tuttavia, mancano indicatori, dati disaggregati e risorse. È quanto emerge dal report del progetto “#datipercontare: statistiche e indicatori di genere per un PNRR equo”, che consente un monitoraggio civico del gender procurement degli appalti del PNRR.

“Si parla spesso delle rate del PNRR e il governo si vanta di essere il primo in Europa per risorse ottenute. Ma il punto centrale ora non è più ottenerle, ma realizzare i progetti rispettando gli obiettivi trasversali per ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere. Su questi ultimi, in particolare, il governo non segue le linee guida: manca trasparenza e condivisione dei dati essenziali per capire se stiamo lavorando per ridurre i divari di genere. Troppe le deroghe per evitare le assunzioni di donne (in circa due terzi delle gare) e quasi il 60% dei casi senza adeguata motivazione. Come Partito Democratico, insisteremo con il governo per inserire sanzioni nei casi più gravi e misure premiali obbligatorie negli appalti, per favorire chi investe in politiche di parità di genere e assunzione di profili femminili,” ha dichiarato il senatore Alessandro Alfieri, responsabile PNRR del PD, durante la conferenza di presentazione del rapporto. “Diversamente, rischieremmo di non cogliere uno degli obiettivi più importanti che ci eravamo posti in fase di progettazione del PNRR, perdendo una grande occasione,” ha concluso Alfieri.

Il report denuncia la difficoltà nel recuperare dati puntuali sul coinvolgimento delle donne: solo il 53% dei progetti prevede almeno un indicatore riferito alle persone fisiche. Dei 106 indicatori di benessere e sostenibilità presenti nel framework SDG dell’Agenda 2030, solo quattro hanno esplicitato l’impatto di genere. “Purtroppo, i dati di Anac, meritevolmente rielaborati nel Rapporto, evidenziano come gli incentivi normativi previsti per gli investimenti legati al PNRR abbiano prodotto risultati molto inferiori alle aspettative. Troppe volte si è fatto ricorso alle deroghe, spesso senza adeguata motivazione,” ha spiegato Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac).

Le istituzioni sono chiamate a garantire piena trasparenza e un aggiornamento semestrale sul PNRR, per permettere una verifica del cronoprogramma degli interventi e un riscontro diretto da parte della cittadinanza. L’obiettivo, spiega Giulia Sudano, presidente di Period Think Tank, è “fare in modo che il PNRR possa essere monitorato rispetto ai suoi reali impatti sulla qualità di vita delle donne e sulla concreta riduzione delle disuguaglianze”.

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