Il Salotto di Kreanews

Pino Imperatore: L’Umorismo come Strumento di Cultura e Conoscenza

Pino Imperatore è uno scrittore umorista napoletano, autore di romanzi di successo come “Benvenuti in casa Esposito”, che ha conquistato il pubblico attraverso libri, teatro e cinema. Nel Salotto di Kreanews, abbiamo avuto il piacere di parlare con lui della sua carriera, del ruolo dell’umorismo nella letteratura e dell’importanza della cultura e della storia di Napoli.

Pino, come ti sei avvicinato al mondo della scrittura e dell’umorismo?
«Ho iniziato da piccolo con la passione per la lettura. Un bravo scrittore deve essere innanzitutto un grande lettore. Ho cominciato con i fumetti e poi sono passato ad altri tipi di letture. Nasco come giornalista e, poco alla volta, mi sono avvicinato alla scrittura comico-umoristica, soprattutto dopo il 2001, quando ho avuto l’onore di vincere il Premio Massimo Troisi per la scrittura comica. Quello è stato l’anno che ha cambiato la mia vita artistica e letteraria, permettendomi di pubblicare testi comici e umoristici fino ad arrivare ai romanzi nell’ultimo decennio».

Come nasce il tuo primo romanzo “Benvenuti in casa Esposito” e qual è il messaggio che volevi trasmettere?
«Volevo raccontare la criminalità organizzata attraverso l’umorismo, per far capire quanto la camorra sia ridicola e per evitare che venga mitizzata. In “Benvenuti in casa Esposito” ho raccontato le vicende di una famiglia del Rione Sanità che vive di camorra. Il protagonista, Tonino Esposito, è un “Paperino della camorra”, un personaggio sfortunato che cerca di imitare le gesta del padre, un boss defunto. Attraverso l’ironia, ho voluto mostrare ai giovani che fare il camorrista non paga e porta solo a due strade: il carcere o il cimitero».

La lettura è cultura e la cultura ci rende liberi di pensare con la nostra testa. Quanto è importante questo concetto per te?
«Sono pienamente d’accordo. La lettura è sapere, conoscenza, e ci permette di pensare in modo autonomo. È ciò che dico spesso ai ragazzi quando li incontro nelle scuole. Più cose si sanno, meglio si vive. La conoscenza è potere, ci aiuta a non cadere nei tranelli della vita e a sviluppare il pensiero critico».

I social possono aiutare a sviluppare la creatività?
«Possono farlo, a condizione che vengano utilizzati per lo scopo per cui sono nati: mettere in contatto le persone e farle dialogare. Tuttavia, hanno dato voce anche a persone incompetenti che diffondono disinformazione. Bisogna utilizzare i social in modo consapevole, approfondendo e confrontando le informazioni per arrivare alla verità e sviluppare le nostre capacità critiche».

Promuovere la storia delle proprie origini è importante per la memoria. Cosa significa per te questo?
«Studiare la storia è fondamentale per conoscere le nostre origini e comprendere meglio il presente, evitando di ripetere gli errori del passato. Onorare la memoria dei nostri antenati è un dovere. Napoli ha una storia millenaria che parte dai coloni greci e attraversa secoli di eventi che hanno forgiato l’identità della città. Conoscere questa storia ci rende consapevoli della ricchezza culturale e umana di Napoli».

Il tuo ultimo romanzo, “I demoni di Pausilypon”, è ambientato nell’antica Neapolis. Puoi parlarcene?
«Certo. “I demoni di Pausilypon” è il mio primo romanzo storico, ambientato nel 22 a.C. a Neapolis e nell’area di Pausilypon, che significa “luogo dove cessano gli affanni”. Il protagonista è Publio Virgilio Marone, impegnato nella scrittura degli ultimi libri dell’Eneide. Viene coinvolto in un’indagine su una serie di omicidi nella tenuta di Publio Vedio Pollione. Il romanzo intreccia poesia, filosofia, cultura e offre uno spaccato della Napoli di 2000 anni fa, con particolare attenzione alla ricostruzione storica e all’uso del latino».

Quando eri piccolo, come ti immaginavi da grande?
«Mi piaceva leggere e desideravo diventare un giornalista e uno scrittore. Ho realizzato i miei sogni grazie alla passione, al sacrificio e all’aiuto di bravi maestri incontrati lungo il cammino. È importante credere nei propri sogni e lavorare sodo per realizzarli».

Quali consigli daresti ai giovani che vogliono avvicinarsi al mondo della scrittura?
«Di crederci fortemente e di coltivare la propria passione, anche a costo di fare sacrifici. Bisogna studiare, leggere molto e essere disposti a lavorare duramente. Quando si scrive, è importante essere sinceri e trasferire emozioni autentiche al lettore».

Hai portato “Benvenuti in casa Esposito” a teatro e al cinema. Qual è stata l’emozione di vedere il tuo romanzo prendere vita sul palcoscenico e sul grande schermo?
«È stata un’emozione grandissima. Vedere i personaggi di carta diventare persone in carne e ossa è qualcosa di unico. Il teatro ha raggiunto oltre 100.000 spettatori, e l’anno prossimo, grazie ad Alessandro Siani, lo spettacolo tornerà in scena per una lunga tournée nazionale. È una grande soddisfazione che conferma la forza della storia e l’affetto del pubblico».

Emozioni, empatia, riflessioni: quanto sono importanti per uno scrittore?
«Sono fondamentali. Uno scrittore deve essere sincero e capace di provare emozioni profonde per poterle trasferire al lettore. Senza emozioni, non si possono scrivere storie che toccano il cuore delle persone».

Ringraziamo Pino Imperatore per aver condiviso con noi la sua passione e la sua visione della scrittura come strumento di cultura e crescita personale. I suoi romanzi rappresentano un viaggio nell’anima di Napoli, tra ironia e profondità, offrendo spunti di riflessione importanti sulla società contemporanea.

Intervista realizzata da Michele Chianese per Il Salotto di Kreanews. Rivivi la puntata completa su YouTube e lasciati coinvolgere dalla straordinaria energia di Pino Imperatore.

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