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Cinema e società

Spesso ci si chiede cosa sia il cinema e quale siano le funzioni che ricopre, oltre quella di affascinare lo spettatore e portarlo in mondi lontani.

Il cinema, in quanto medium di massa, si è adattato ai diversi contesti sociali, storici, politici ed economici. Difatti, sebbene nello stesso periodo spesso le produzioni cinematografiche nazionali subivano drastiche variazioni, un esempio lampante sono le produzioni cinematografiche tedesche, italiane ed americane degli anni quaranta. Difatti, mentre nel contesto cinematografico italiano e tedesco si dava vita a storie, spesso d’amore – nel caso dell’istituto Luce – o a documentari – nel caso del Reichsfilmkammer – incentrati su un forte spirito nazionalista intriso di superiorità ed invincibilità, in America abbiamo prettamente film che s’impegnano a smontare tale propaganda, uno tra tutti è proprio Il grande dittatore (1940) in cui figura il grandissimo Charlie Chaplin, o film destinati ad essere pietre miliari della storia del cinema, come nel caso di Quarto potere (1941) diretto dal magistrale Orson Welles.

Il cinema con sfumature prettamente politiche incomincia a trovare voce anche nei documentari d’inchiesta, come Fahrenheit 9/11 (2004) di Michael Moore in cui la narrazione, le prove e le testimonianze raccolte fanno pensare che l’attentato alle torri gemelle del 2001 sia tutto fuorché un attentato e che, anzi, possa essere stato tutto organizzato dal governo americano col solo intento di avere una motivazione valida agli occhi di tutto l’occidente per poter attaccare l’Afghanistan facendo ricadere la colpa sul movimento paramilitare terroristico Al Qaida; o Aka Ana (2008) del fotografo e regista Antoine d’Agata che ci porta nella parte oscura di una delle città più avanzate di sempre: Tokyo. Prostituzione, alcolismo, degrado ed orrore; tutti elementi che quasi fatichiamo a ricondurre alla capitale giapponese ma che, in realtà, ne sono il suddetto “dark side of the moon”.

Dunque, a ragion veduta potremmo affermare che il cinema dà voce a coloro che offrono una prospettiva diversa sulla realtà; come fecero in Italia Pier Paolo Pasolini con il suo Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), Luchino Visconti con La terra trema (1948) o Vittorio de Sica con Ladri di biciclette (1948). Il cinema è uno strumento che parla di vita e morte, peccatori e santi, luci ed ombre; e, in quanto tale, è importante saperlo usare con saggezza e purezza delle intenzioni, perché veicolando un messaggio può avere grandi impatti a livello mondiale e, come la storia ci insegna, non tutti i messaggi sono degni di essere condivisi.

Con l’articolo appena letto, noi di Kreanews vi invitiamo a sviluppare il vostro spirito critico, perché tra le bellissime sequenze, i colori brillanti, le luci ed i volti sorridenti, c’è qualcosa di più; un messaggio da cogliere ed interpretare. Un messaggio che, una volta colto, vi resterà dentro, offrendovi un nuovo punto di vista e una prospettiva diversa rispetto a quella che avete in mente. È fondamentale imparare ad accogliere tali punti di vista e, ancor più importante, è saper decifrare e comprendere le intenzioni e l’ideologia che il messaggio nascosto sotto la superficie porta con sé.

Corrado Luciano

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