Sin dal primo momento il cinema è stato utilizzato per documentare e raccontare la quotidianità delle più disparate realtà esistenti in tutto il mondo col solo scopo di rendere vicino, culturalmente e geograficamente, ciò che in realtà è molto lontano da noi. Una prima testimonianza di questa tendenza a voler rendere note realtà altre rispetto a quelle che già si conoscono, la possiamo trovare nella letteratura di viaggio. In particolar modo, il contesto letterario inglese del XIX secolo con figure quali Robert Louis Stevenson ed Edgar Allan Poe – vissuti tra la Gran Bretagna, l’America, Samoa e le Hawaii.
Questo desiderio di testimoniare e riportare queste altre realtà ha vissuto una crescita grazie alle diverse sperimentazioni che hanno portato alla nascita della fotografia. Tra i fotografi di viaggio più importanti possiamo ricordare Felice Beato – capace di testimoniare lo stile di vita in India e Cina, e di documentare l’esito della suddetta Seconda Guerra dell’Oppio – e William Henry Jackson – fotografo grazie al quale fu fondato il Parco Nazionale dello Yellowstone che ha condotto, in un secondo momento, alla fondazione della famosa National Geographic Society; impegnata a finanziare viaggi a fotografi ed esploratori col fine di documentare flora e fauna durante le spedizioni.
Il passo decisivo nella documentazione della realtà circostante è stato realizzato con l’avvento del cinematografo per mano dei fratelli Lumière che, a partire dal 28 dicembre del 1895, hanno dato vita al cinema.
Il contesto cinematografico delle origini ha manifestato già dai primi anni le tendenze voyeuristiche intrise nella natura umana. Queste tendenze, divisibili in due distinte categorie, hanno trovato la loro massima espressione nel binomio osservatore-osservato. Difatti, siamo pienamente consapevoli che con l’avvento della cinepresa la documentazione non ha più solo riguardato luoghi lontani allo spettatore ma ha dato modo a quest’ultimo di essere spettatore di sé stesso, della propria quotidianità e della propria realtà.
Il desiderio di riportare a casa testimonianze e riprese di quanto si è vissuto in alcuni dei luoghi più remoti della terra, ha spinto moltissimi uomini ad abbandonare la propria casa e la propria famiglia portando con sé solo qualche foto dei propri cari. Tra i prodotti documentaristici di questo tipo, e che ricadono nella categoria dei suddetti osservatori, possiamo ricordare:
- Nanuk l’esquimese (1922), di Robert Flaherty
- Croisiere Noire (1926), di Leon Poirier
- Kon-Tiki (1950), di Thor Heyerdahl
- Le Monde du Silence (1956), di Jacques-Yves Cousteau e Louis Malle
Quando facciamo riferimento al documentario come specchio in cui conoscersi e riconoscersi, piuttosto che intenderlo come occhio col quale esplorare e conoscere ciò che è altro dalla nostra realtà, parliamo della seconda categoria, nonché il documentario come mezzo di conoscenza di sé stessi e della propria realtà attraverso l’osservazione di sé stessi. A tal proposito, risulta fondamentale fare riferimento a quel tipo di documentarismo che rientra nelle suddette Sinfonie Metropolitane.
Tra le Sinfonie Metropolitane ricordiamo:
- Le abitazioni della miseria (1937), di Joris Ivens ed Henri Storck
- Berlino sinfonia di una metropoli (1927), di Walter Ruttman
- Relazione su Shangai (1927), di Yakov Blyokh
- Nient’altro che le ore (1926), di Alberto Cavalcanti
- L’isola da 24 dollari (1924), di Robert Flaherty
Come abbiamo avuto modo di constatare, il cinema ha pienamente risposto alle esigenze più disparate dell’essere umano, che possano essere il bisogno di esplorare o quello di conoscersi meglio col fine di sapersi ritagliare una posizione in un mondo in costante evoluzione. Il cinema, però, non solo permette di conoscersi e di conoscere ma anche di creare, come ci testimonia colui che è definito “il padre degli effetti speciali e del montaggio cinematografico”: George Méliès.
Di questa ulteriore funzione del cinema avremo occasione di parlarne in modo più approfondito in un altro articolo.
Detto ciò, noi di Kreanews vi invitiamo a dare un’occhiata ad alcuni dei titoli qui proposti col solo intento di capire che il cinema è anche altro al di fuori dei blockbuster stracolmi di effetti speciali, finalizzati a rendere sempre più straordinario un mondo di illusioni (quasi come fosse una sorta di dipendenza in cui, colui che ne è assuefatto, necessita di una dose di spettacolarizzazione sempre maggiore). Regalatevi un attimo di pausa da tutta questa dopamina ed immergetevi in questi racconti di mondi lontani, nel caso dei documentari d’avventura, e nei racconti della realtà del passato, nel caso delle Sinfonie Metropolitane.
Qualsiasi sia la vostra scelta, noi siamo qui pronti ad ascoltare il vostro feedback.
Corrado Luciano