Stanley Kubrick è una delle figure di riferimento del mondo del cinema americano, prima, e globale, poi. Poco dopo 25 anni dalla morte del maestro statunitense, e dopo una lunga serie di capolavori che hanno coperto tutta la seconda metà del secolo scorso, come Rapina a mano armata (1956) fino ad arrivare all’ultimo capolavoro, Eyes Wide Shut (1999), può essere utile conoscere alcuni dettagli, a mio avviso, rivelatori sul carattere e il gusto del regista.
- Attenzione ai dettagli
La cura per i dettagli e le simmetrie non convenzionali sono qualcosa di facilmente esperibile e comprensibile attraverso la fruizione della filmografia di Kubrick; però c’è un dettaglio capace di rivelare quanto fosse profonda questa sua attenzione. A testimoniare ciò sono i 13 disegnatori assunti per la realizzazione degli sfondi di 2001: Odissea nello spazio (1968). Ma come mai così tanti disegnatori? Semplice, per ridurre i tempi di produzione; difatti, erano previsti ben 13 anni di tempo necessari per la realizzazione degli sfondi così come li aveva richiesti il nostro caro “zio dall’America”. Pertanto, pur di non rinunciare a quanto aveva immaginato per il film, alla fine furono ingaggiati ben 13 disegnatori e, come ben sappiamo, ne valse assolutamente la pena, considerando soprattutto i profitti ricavati e l’impatto che ebbe sulla cinematografia mondiale.
- L’unico Oscar
Sempre restando collegati al grande capolavoro sopracitato, ricordiamo che, nonostante i numerosi capolavori lasciatici in eredità, solo questo film gli ha permesso di ottenere il tanto ambito premio Oscar per gli Effetti Speciali. Ripercorrendo la sceneggiatura di Shining (1980), l’uso sapiente e semiotico della luce in Eyes Wide Shut, o la magistrale interpretazione di Malcolm McDowell, protagonista di Arancia Meccanica (1971), un solo premio Oscar non rende giustizia ad uno dei più grandi maestri del cinema americano.
- Tendenze perfezioniste
Oltre alla già citata attenzione per i dettagli e le simmetrie, le sue manie di perfezionismo ricadono anche sugli attori, le loro movenze e, inevitabilmente, sulla loro recitazione. Una recitazione che tale non doveva essere; difatti, lo stesso Kubrick ambiva alla cattura di emozioni reali, e per ottenere queste emozioni reali era disposto ad utilizzare metodi che sfiorano le vere e proprie violenze psicologiche. A sostegno di ciò, ritroviamo la testimonianza di Shelley Duvall nella scena in cui si difende da Jack con una mazza da baseball; scena che fu girata ben 127 volte. Come ebbe modo di testimoniare in diverse interviste postume alla proiezione del film, la stessa Shelley Duvall ebbe forti ripercussioni psicologiche dopo la lavorazione del film; tali ripercussioni furono così profonde e forti che la condussero ad un forte esaurimento nervoso sia per la rigidità e la perfezione richiesta dallo stesso Kubrick, sia per le umiliazioni pubbliche che subiva per mano dello stesso regista.
- Il finto allunaggio
Viste le sue abilità cinematografiche, la sua attenzione per i dettagli, le tendenze perfezioniste e la notorietà dello stesso regista; non possono sicuramente mancare miti e leggende metropolitane che vedano Stanley Kubrick come protagonista. Una delle più diffuse, e assurde, leggende metropolitane è quella che vede Kubrick autore del filmato dell’allunaggio del 20 luglio del 1969, sostenendo che in realtà questo allunaggio non ci sia mai stato e che fosse tutto frutto di riprese realizzate negli studios; riprese dietro le quali ci sarebbe, presumibilmente, lo zampino dello stesso Kubrick.
- Genio del cinema e per il cinema
Oltre ad aver realizzato pellicole leggendarie, Stanley Kubrick ha contribuito al suo stesso successo anche grazie all’inventiva che lo ha sempre contraddistinto. In particolar modo, oltre essere un grande genio del mondo del cinema, è stato anche un grande ideatore per il cinema stesso; a testimonianza di ciò ricordiamo l’utilizzo della steadycam; una struttura sulla quale si monta la cinepresa e capace di attenuare anche i tremolii, rimbalzi ed urti più forti e visibili. Il primo utilizzo della steadycam nel cinema di Kubrick fu nella scena del labirinto di Shining. Uno strumento del quale lo stesso Kubrick s’innamorò e che utilizzò in diverse occasioni nel corso della sua carriera.
Su Kubrick c’è molto altro da dire, tra aneddoti, vita privata e sviluppo artistico, ma sicuramente avremo modo di snocciolare meglio altri aspetti della sua vita. Tu eri a conoscenza di queste curiosità?
Corrado Luciano