Il passo decisivo nella documentazione della realtà circostante è stato realizzato con l’avvento del cinematografo per mano dei fratelli Lumière che, a partire dal 28 dicembre del 1895, hanno dato vita al cinema.
Il cinema ha una duplice natura e sintetizza al suo interno i bisogni più reconditi e profondi della natura umana: il bisogno di documentare quanto vissuto col fine di tramandare il passato ormai trascorso alle generazioni future, da un lato, e il bisogno di raccontare storie capaci di lasciare un insegnamento, dall’altro.
Il primo bisogno, nonché quello di documentare e tramandare ai posteri, è la funzione assolta dal documentario, come abbiamo avuto modo di vedere e leggere nell’articolo del mese di ottobre. Il secondo bisogno è assolto dal suddetto cinema di finzione, contrapposto al cinema di realtà che è ben rappresentato dal documentario.
Quando si parla di cinema di finzione è necessario specificare che esso nasce e si sviluppa parallelamente al cinema di realtà sin dalla nascita stessa del cinematografo. Il contesto cinematografico delle origini manifesta sin dai primi anni le tendenze voyeuristiche verso mondi altri intrise nella natura umana mediante una serie di invenzioni che potremmo definire, a ragion veduta, gli antesignani degli effetti speciali e del montaggio odierni. Questa tendenza voyeuristica ha trovato la sua massima espressione nella figura di Georges Méliès. Difatti, se possiamo definire i fratelli Lumière come coloro che hanno dato vita a ciò che oggi si potrebbe definire documentarismo o reportage; allora si può dire che George Méliès sia il trisavolo delle più avanzate tecniche di montaggio odierne e dei più spettacolari effetti speciali.
Risulta particolarmente importane ricordare uno dei film più emblematici di Méliès: Le Voyage dans la Lune (1902- Viaggio verso la Luna). Un film che, decenni dopo la sua proiezione, è stato catalogato all’interno della categoria Sci-Fi.
Che Georges Méliès sia l’antesignano di tutti quei prodotti che ad oggi rientrano tra il Fantasy e il Fantascientifico non c’è dubbio. La duplice dicotomia si può anche sintetizzare nella ricerca dello straordinario e dell’ordinario perché mentre i Lumière cercano di trovare lo straordinario nell’ordinario; Méliès cerca di trovare l’ordinario nello straordinario.
Il bisogno di raccontare ed esorcizzare ciò che più ci fa paura e, al contempo, ci incuriosisce ha portato ad una serie di sperimentazioni anche nei generi cinematografici riuscendo, in questo modo, a diversificare la proposta narrativa destinata ad un pubblico sempre più grande, vario ed appassionato. Quando parliamo delle sperimentazioni dei generi dobbiamo tenere bene a mente che, nonostante la suddetta prima Hollywood sia nata intorno al 1910 – a seguito dello spostamento di produttori nei pressi di Los Angeles per via del fatto che fosse sempre luminoso e quindi ciò permetteva di risparmiare sui costi di produzione – le sperimentazioni dei generi dipendono anche dai movimenti avanguardistici degli anni 20’ in Europa.
Mentre i primi generi della prima Hollywood riguardano principalmente il genere storico, mitologico, gangster, western e comico – in particolar modo quest’ultimo riscosse grande successo anche grazie a due degli attori più importanti dell’epoca, Buster Keaton e Charlie Chaplin – nel vecchio continente abbiamo movimenti avanguardistici come il:
- Futurismo in Italia, qui ricordiamo un film realizzato dallo stesso Marinetti, La vita futurista (1916). I film dei futuristi riprendono il genere comico e gettano le basi per il futuro divismo americano; essi, inoltre, ebbero una forte influenza sulle avanguardie francesi e tedesche.
- Cubismo in Francia, si occupa di scomporre lo spazio in figure ed oggetti geometrici per poi cercare di ricomporre la realtà tridimensionale; possiamo ricordare Ballet Meccanique (1924) di Fernand Leger il quale afferma che il cinema deve abbandonare la realtà per consentire a questi oggetti tridimensionali di poter danzare liberamente.
- Dadaismo in Francia, il Dadaismo nasce in Svizzera nel contesto letterario ma è in Francia che entra in contatto col mondo del cinema grazie al film Entr’acte (1924 – Intervallo) di René Clair. Qui possiamo assistere ad un cinema senza un posto preciso, e ciò rappresenta perfettamente l’ideale dadaista di abbattere le concezioni vecchie e desuete di arte.
- Surrealismo in Francia, nato dopo il Dadaismo, esso si basa sullo scavare nella natura più profonda delle cose. Uno dei film più importanti fu Un chien andalou (1929 – Cane andaluso) di Luis Buñuel e Salvador Dalì in cui l’occhio reciso con una lametta va perfettamente a sintetizzare le nuove e diverse prospettive con cui si guarda e si pensa al cinema.
- Espressionismo in Germania, perfettamente rappresentato da Robert Wiene in Il gabinetto del dottor Caligari (1919), un vero e proprio film manifesto di questo stile caratterizzato da scenografie dipinte su cartone, recitazione sovraccarica e volti espressivi. Altri capolavori del cinema espressionista tedesco furono Metropolis (1926) ed M. il mostro di Dusseldorf (1931), entrambi di Fritz Lang.
- Kammerspiel in Germania, è una seconda tipologia di cinema che si sviluppò parallelamente al cinema espressionista, esso è anche noto col nome di film da camera o teatro da camera – questi nomi sottolineano la forte vicinanza tra attori e spettatori col fine di poter analizzare la recitazione come sotto ad una lente d’ingrandimento. Uno dei film più importanti fu Nosferatu (1922) di Friedrich Murnau, film che potremmo definire antesignano del cinema horror per come lo conosciamo noi oggi.
Come abbiamo potuto vedere, nella prima metà del 900’ sono state gettate le basi e piantati i semi di ciò che, solo a partire tra gli anni cinquanta e sessanta in poi, daranno vita alle diverse tipologie di categorie cinematografiche come il cinema d’autore – che ritroviamo in Francia con la Nouvelle Vague –, il cinema comico e western – che in America troveranno una nuova vita con la suddetta seconda Hollywood –, il cinema horror – che esploderà ufficialmente solo negli anni sessanta coi film Gli uccelli (1963) di Alfred Hitchcock e Tre passi nel delirio (1968) di Federico Fellini, e culminerà tra gli anni settanta ed ottanta con film come Profondo rosso (1975) di Dario Argento, Shining (1980) di Stanley Kubrick e Poltergeist (1982) di Tobe Hooper –, il cinema fantascientifico – le sue basi sono riconosciute in Méliès ma l’autonomia di genere fu raggiunta solo negli anni cinquanta, anche grazie all’aiuto dei videogiochi e dei libri che già da anni circolavano presso librerie, circoli letterari e gruppi di giovani con una grande fantasia.
Potremmo concludere che nulla è una scoperta – poiché tutto è frutto di un vero e proprio ascolto della natura umana, delle sue esigenze, dei suoi sogni e delle sue paure – quanto, piuttosto, tutto sia una riscoperta delle mutevoli esigenze, catartiche e narrative, intrise nella natura umana.
Corrado Luciano