La recente chiusura dello stabilimento Candy di Brugherio rappresenta solo l’ultimo segnale di un profondo declino nel settore degli elettrodomestici Made in Italy. Un tempo dominato da nomi come Zanussi, Zoppas, Merloni, Fumagalli e Borghi, il comparto ha visto la propria filiera restringersi drasticamente: se nel 2000 si contavano circa 30 milioni di pezzi prodotti all’anno, oggi la produzione si attesta intorno ai 10 milioni, impiegando circa 13 mila lavoratori – una cifra che testimonia la perdita di competenze e radici industriali nel Paese.
Una Produzione in Diminuzione e il Trasferimento all’Estero
Il passaggio di proprietà, con marchi storici ora in mano a gruppi esteri, ha accelerato il trasferimento della produzione verso mercati orientali, dove i costi di produzione risultano significativamente più bassi. Oltre alla vicenda Candy, si segnala il difficile percorso di Beko, che si trova a dover affrontare licenziamenti e incertezze sulla continuità di due stabilimenti, mentre Electrolux – ex Zanussi – attraversa una fase di perdite e discussioni sul possibile cambio di proprietà. Anche il trasferimento di sistemi di connessione e il mancato sviluppo del polo dei compressori, atteso da anni, evidenziano la progressiva erosione di una filiera un tempo fiorente.
Ricadute Economiche e l’Eredità degli Anni ’50
Per l’Italia, il declino del settore comporta ricadute economiche significative. I pionieri dell’industria del “bianco” – Zanussi, Borghi, Merloni e altri – avevano saputo sfruttare un vantaggio competitivo basato su costi del lavoro contenuti, una manodopera qualificata e una forte cultura industriale, eredità che ha portato il Paese a primeggiare a partire dagli anni ’50. Tuttavia, con la debolezza della domanda europea e l’aggressiva concorrenza asiatica, oggi il successo sul mercato sembra riservato solo a pochi marchi del Vecchio Continente che hanno saputo reinventarsi puntando su qualità e affidabilità. Il segmento degli elettrodomestici da incasso, che rappresenta il 40% del mercato italiano, continua a dare ossigeno alla produzione locale, ma le sfide rimangono molteplici.
Innovazione Incompiuta e un Consumatore “Pigro”
A complicare ulteriormente il quadro, il consumatore italiano dimostra una certa inerzia nel sostituire elettrodomestici consolidati, come il frigorifero – considerato più un semplice contenitore per il cibo che un elettrodomestico tecnologicamente evoluto. I tentativi di innovazione, come l’introduzione di un terzo scomparto per ottimizzare la conservazione di alimenti o l’adozione di raggi ultravioletti per eliminare batteri, hanno registrato scarse vendite, portando a ritiri e fallimenti sul mercato. Anche il frigorifero a quattro porte, progettato da Pininfarina, non è riuscito a conquistare i consumatori, confermando che il prodotto si è trasformato in una vera e propria commodity.
Le Voci dal Mercato e il Ruolo del Governo
Accanto alle difficoltà produttive, circolano voci secondo cui alcuni produttori orientali beneficerebbero di sussidi statali per conquistare il mercato europeo, per poi incrementare i prezzi in una seconda fase. La situazione, che ha visto l’intervento del ministro Adolfo Urso per il caso Whirlpool e ora coinvolge Beko con richieste sindacali di un tavolo di settore, evidenzia l’urgenza di interventi a livello istituzionale per salvaguardare il comparto. Il rischio di ulteriori spostamenti della produzione all’estero – come il trasferimento dei sistemi di connessione della TE Connectivity o la mancata realizzazione del polo dei compressori in Veneto – potrebbe portare a una definitiva erosione della tradizione industriale italiana nel settore.
Il declino del Made in Italy negli elettrodomestici non riguarda solo numeri e bilanci, ma incide profondamente sull’identità industriale del Paese. Tra una produzione in calo, la concorrenza internazionale e un consumatore poco propenso al cambiamento, il settore è chiamato a reinventarsi per non perdere definitivamente un patrimonio di eccellenza e innovazione.