Negli ultimi anni, l’economia italiana ha affrontato una sfida significativa, ossia un’iper-inflazione che ha messo a dura prova le tasche dei cittadini. Dopo un lungo periodo di prezzi stabili, il caro-vita ha improvvisamente preso piede a partire dall’estate del 2021, portando a rincari su molti beni e servizi essenziali. Oltre a farsi sentire nei supermercati con prezzi più elevati per pane, zucchero, latte e uova, l’inflazione ha influenzato anche altre spese quotidiane, come consumazioni al bar, ristorante e costi di viaggio.
La complessa origine di questa nuova ondata di inflazione può essere ricondotta a diverse cause. Inizialmente, la forte ripresa della domanda post-pandemica, insieme a vincoli nella catena di approvvigionamento globale e l’aumento delle materie prime energetiche, ha alimentato i rincari. Tuttavia, ora che le materie prime sono in diminuzione, ci si potrebbe aspettare un calo dei prezzi. Sorprendentemente, questo non sta avvenendo, e sembra che le imprese abbiano deciso di mantenere i prezzi elevati, facendo pagare ai consumatori il recupero dei guadagni persi durante la crisi energetica e delle forniture.
Questa “rivincita silenziosa” delle aziende contro i consumatori è supportata da analisi economiche, che indicano un aumento dei margini delle società non finanziarie, soprattutto nei settori con scarsa concorrenza. In effetti, alcune imprese sembrano privilegiare la strategia di mantenere prezzi più alti per attrarre investitori finanziari interessati a società con margini più elevati.
Un altro fattore che contribuisce alla persistenza dell’inflazione è il tempo: il tempo necessario affinché un abbassamento dei prezzi di produzione si rifletta nei prezzi al consumo. Questo ritardo può avere un effetto significativo sui prezzi dei beni di consumo e potrebbe spiegare la mancata riduzione dei prezzi nonostante la diminuzione delle materie prime.
La domanda è un altro fattore cruciale nell’equazione dell’inflazione. Durante il primo trimestre del 2023, uno “shock di domanda” ha giocato un ruolo chiave nella corsa dei prezzi, soprattutto in settori come automobili, affitti, ristorazione e trasporto aereo. Anche nel carrello della spesa, alcuni prodotti sono influenzati da tale shock di domanda, mentre altri sono soggetti a variazioni dei prezzi a monte a causa della filiera di produzione degli input e del calo della produzione.
Guardando avanti, sarà importante monitorare attentamente i dati del secondo trimestre del 2023 per avere una visione più chiara della situazione e valutare gli eventuali impatti derivanti dai rialzi dei tassi di interesse. La linea dura della Bce, che ha visto un aumento dei tassi dallo zero al 4% in undici mesi, potrebbe avere effetti collaterali, tra cui una contrazione dell’economia. Pertanto, sarà essenziale trovare un equilibrio tra il controllo dell’inflazione e il sostegno all’economia nel lungo periodo.
In conclusione, l’inflazione è diventata un ostacolo importante per le famiglie italiane, e le ragioni alla base di questa crescita dei prezzi sono complesse e multiformi. Dall’aumento delle materie prime alle strategie delle aziende, molti fattori contribuiscono all’attuale situazione. La sfida per il futuro sarà bilanciare il controllo dell’inflazione con la stabilità economica e garantire che le famiglie non siano soffocate dai costi sempre crescenti dei beni e dei servizi essenziali.
Christian Palmieri