Lo psicologo Daniel Goleman la definisce come “la capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri e di saper gestire le emozioni in modo efficace”.
La pandemia ha segnato un ruolo fondamentale, trasformando un po’ il concetto.
“L’intelligenza emotiva” è importante oggi più che mai. Il Covid è stato un nemico invisibile per la salute mentale. Il cambio delle abitudini, il confinamento, le relazioni ridotte, hanno avuto un forte impatto.
Di base, l’intelligenza emotiva, include due tipi di competenza: una personale (connessa al modo in cui controlliamo noi stessi), ed una relazionale (legata al modo in cui gestiamo le relazioni con gli altri).
L’intelligenza emotiva è senza dubbio una qualità che, per chi la utilizza nel giusto modo, può portare grandi soddisfazioni nella crescita della propria carriera.
Ecco perché, oggi, sempre più aziende la incoraggiano e la spingono come competenza per i propri leader e dipendenti.
L’intelligenza emotiva determina il successo della leadership attraverso due componenti:
- “l’interno”, i leader sono capaci prima di tutto di gestire bene se stessi. Parliamo di “self mastery”, capacità di gestire emozioni contrastanti e spiacevoli, di mantenersi focalizzati sugli obiettivi anche durante le crisi, e fortissima adattabilità;
- “l’esterno”, comprendere la capacità di sintonizzarsi sulle altre persone del team, creando empatia. Questo permette al leader di capire come comunicare, influenzare, gestire, coinvolgere al meglio, ottenendo così il massimo dal suo team.
Una maggiore intelligenza emotiva nei dipendenti e nei leader implica una maggior soddisfazione nel lavoro, un maggior engagement, un turnover ridotto, più sentimenti positivi, elevate performance, migliore salute fisica e mentale e un miglior clima all’interno dell’organizzazione.
Come svilupparla? Ecco i 4 punti su cui lavorare:
- AUTOREGOLAMENTAZIONE: mettere da parte i propri sentimenti e spendere del tempo a riflettere su ciò che capita, attivando azioni ragionate;
- SVILUPPARE AUTOCONSAPEVOLEZZA: la capacità di rendersi sul serio. Ridere di se stessi. Soffermarsi e analizzare su quante situazioni e/o preoccupazioni perdiamo molto tempo, quando il più delle volte sono passeggere;
- MOTIVAZIONE: Il forte desiderio di raggiungere i propri obiettivi è alla base di una grande intelligenza emotiva. Lottare per un ideale, compiere azioni per in goal futuro, impegnarsi al massimo per ricevere soddisfazioni;
- EMPATIA: comprendere le emozioni di altre persone, un’abilità di trattare gli altri in base a queste.
Passare quindi da “emotive” a “emotivamente intelligenti” fa tutta la differenza del mondo. Invece di combattere le nostre emozioni, proviamo ad affrontarle e a svilupparle come se fossero delle vere e proprie skills.
Angela Velleca