Washington D.C. – In un segnale di apertura e riconciliazione, il governo degli Stati Uniti ha inviato una lettera all’UNESCO, l’agenzia dell’ONU dedicata alla promozione della pace attraverso la scienza e la cultura, annunciando la volontà di rientrare nell’organizzazione. Dopo aver ufficialmente abbandonato l’UNESCO nel 2018, durante l’amministrazione Trump, in seguito a contrasti politici, il ritorno degli Stati Uniti come membro attivo è previsto già dal prossimo mese di luglio.
L’UNESCO ha accolto con favore la notizia, sottolineando che il paese riconquisterà anche il ruolo di finanziatore dell’organizzazione dopo molti anni di assenza. Il comunicato rilasciato dall’UNESCO ha menzionato la gestione della direttrice generale Audrey Azoulay come un fattore determinante per questa decisione, evidenziando come la sua leadership abbia contribuito a ridurre le tensioni politiche e affrontare le sfide attuali.
Tuttavia, il motivo principale del rientro degli Stati Uniti sembra essere il timore di un’eccessiva influenza cinese all’interno dell’UNESCO. La Cina, che è diventata il principale finanziatore dell’organizzazione, potrebbe influenzare le decisioni che riguardano la cultura e la scienza a livello globale, compresi gli standard per l’intelligenza artificiale e la formazione tecnologica. Funzionari statunitensi hanno espressamente manifestato preoccupazione riguardo a questa situazione, affermando che l’assenza dagli affari dell’UNESCO stava compromettendo la capacità degli Stati Uniti di promuovere la propria visione di un mondo libero.
La decisione di rientrare nell’UNESCO permetterà anche agli Stati Uniti di riprendere il finanziamento dell’organizzazione, che si era interrotto nel 2011, in seguito all’ammissione della Palestina come stato membro. Durante questo periodo, gli Stati Uniti hanno accumulato un debito di oltre 600 milioni di dollari nei confronti dell’UNESCO, ma la nuova legge promossa dall’amministrazione Biden permetterà di ripristinare i finanziamenti.
Non è la prima volta che gli Stati Uniti lasciano l’UNESCO: già nel 1984, sotto la presidenza di Ronald Reagan, il paese aveva abbandonato l’organizzazione, accusandola di corruzione e di favorire l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Tuttavia, nel 2002 gli Stati Uniti erano tornati a farne parte, sostenendo che la maggior parte dei pregiudizi antioccidentali fosse scomparsa.
Con il rientro nell’UNESCO, gli Stati Uniti sperano di contribuire attivamente alla promozione della pace e della cooperazione internazionale, nonché di mitigare l’influenza cinese all’interno dell’organizzazione. Sarà interessante seguire gli sviluppi futuri e osservare come il rientro degli Stati Uniti possa influenzare le politiche culturali e scientifiche a livello globale.
Christian Palmieri