La crisi dell’editoria è sempre più evidente, causa sicuramente del calo di risorse pubblicitarie disponibili che arrivano al settore con un conseguente crollo delle vendite di riviste e giornali.
L’indipendenza dell’informazione, le diverse esigenze dei lettori e i diritti alla libera espressione consentono a nuove modalità di informazione, troppo spesso improvvisate e poco garantite come ad esempio quelle veicolate attraverso i canali social di raggiungere e conquistare un pubblico sempre meno esigente.
In questa nuova realtà il compito di chi opera nel mondo dell’informazione è sempre più difficile, in quanto pur disponendo di limitate e non adeguate risorse deve ogni giorno garantire la circolazione di informazioni di qualità, in controtendenza alle tante informazioni divulgate prive tra l’altro di qualsivoglia professionalità come ad esempio le notizie dai titoli sensazionalistici.
Bisognerebbe pertanto, poter assicurare al settore, risorse adeguate al fine di garantire la produzione e la circolazione di informazioni con un peso qualitativo di spessore.
Secondo quanto riporta la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), le vendite in edicola sono passate dagli oltre 6 milioni di copie di dieci anni fa a 1,5 milioni del 2022 con un fatturato in calo che non raggiunge nemmeno il terzo del 2012, facendo crescere a dismisura i canali online d’informazione che hanno superato i 43 milioni di euro di fatturato.
La diffusione digitale ha generato l’arresto professionale di tanti giornalisti che pur provando a reinventarsi in attività editoriali autonome, seppur di qualità, non riescono a decollare a causa della difficoltà di accesso a stabili introiti pubblicitari.
Sarebbe opportuno assicurare al comparto editoriale l’accesso a forme di finanziamento e agevolazioni specifiche al fine di fornire un valido invito di ritorno all’editoria cartacea che certamente, è in grado di offrire un sistema di informazione controllato, veritiero e professionale.
Christian Palmieri