Il Salotto di Kreanews

Il Salotto di Kreanews | Amedeo Colella: il sorriso di Napoli tra cultura, lingua e tradizione

Un ospite capace di portare allegria con la sola presenza. È così che Francesco Russo introduce Amedeo Colella nella nuova puntata de Il Salotto di Kreanews, un incontro che si trasforma presto in una passeggiata emozionante tra storia, cultura, lingua e tradizioni della Napoli più autentica.

Amedeo, da dove arriva questa tua passione per la scrittura umoristica e per il racconto della napoletanità?
«In realtà è una passione nata tardi. Ho fatto tanti errori nella vita – come scegliere economia, lavorare in banca – ma poi ho trovato la mia strada. Dopo due anni in banca, mi sono innamorato dell’informatica, ho fatto un master e ho lavorato per 25 anni come ricercatore in un centro tecnologico della Federico II. È lì che ho iniziato a pensare alla napoletanità non come concetto astratto, ma come qualcosa da riempire di contenuti: storia, lingua, arte, gastronomia, cultura. Così nel 2010 ho scritto Manuale di napoletanità».

Ma quindi, economia… ti ci hanno mandato o ci sei andato?
«Mi ci hanno mandato! Avevo mio nonno Amedeo che, avendo il mio stesso nome, si aspettava da me una certa continuità. Era la “supponta”, come diciamo a Napoli: il bastone della vecchiaia. Voleva che fossi la sua sicurezza per il futuro…»

Oggi però sei riuscito a seguire la tua vera passione. Che consiglio daresti ai giovani che cercano la loro strada?
«Di non abbandonare mai i sogni. Io ho trovato la mia via a 57 anni, mi sono licenziato da un lavoro sicuro per dedicarmi a tempo pieno alla divulgazione culturale. La passione è tutto. Come diceva Confucio: “Chi fa per lavoro ciò che farebbe per passione, non lavorerà un solo giorno nella sua vita”».

Eppure, anche tu conosci la “famosa” A’pucundria …
«Eh sì. I greci la chiamavano la “malattia dell’anima”. Non è solo ipocondria, è un misto di malinconia, nostalgia, apatia, che ti blocca. Un sentimento profondo, che noi napoletani proviamo quando siamo lontani da casa. Pino Daniele l’ha raccontata come nessun altro».

Restando su Pino Daniele, hai un legame forte con lui. Ci racconti qualcosa?
«L’ho conosciuto indirettamente, frequentando la stessa scuola, l’Armando Diaz. Ho partecipato anche ai suoi funerali. Pino ci ha lasciato un’eredità di parole, sentimenti, immagini. “A’pucundria”, “bella mbriana”, “cazzimma”, “scarrafone”: ha riscritto il nostro vocabolario emotivo».

Dalla lingua alla gastronomia. Pasqua è vicina: qual è il simbolo culinario napoletano per eccellenza?
«Senza dubbio la pastiera. È la regina della nostra tradizione dolciaria. È l’unica, tra babà e sfogliatella, che si prepara in casa. È la pastiera delle nostre madri e delle nostre nonne, quella che profuma di casa e di famiglia. Non c’è pasticceria che possa replicarne il sapore».

E il ragù?
«È il re dei primi piatti. Ma attenzione: il ragù “pappulìa”, non “sobbolle”! Le parole napoletane non si traducono, si sentono. La nostra lingua trasmette sensazioni, emozioni. E il napoletano, con la sua intraducibilità, è una lingua vera, non un dialetto».

A proposito di lingua: pensi che il napoletano andrebbe studiato?
«Sì, assolutamente. È una lingua viva, ricca di espressioni uniche. Oggi molti scrivono in napoletano come lo pronunciano, scatenando polemiche inutili. Ma il problema è a monte: il napoletano non si insegna da nessuna parte. E invece andrebbe valorizzato».

Oggi racconti tutto questo anche sul palco. Com’è nata la tua esperienza teatrale?
«Cinque anni fa ho lanciato uno spettacolo comico-divulgativo: Lezioni di napoletanità, insieme a due straordinari attori, Lino D’Angiò e Alan De Luca. Raccontiamo storia, arte, lingua, in maniera leggera e divertente. Poi ho portato in scena anche Nisciun nasce ‘mparat’, uno spettacolo tutto mio. Non credevo di poter emozionarmi così tanto con l’applauso del pubblico».

E ora arriva anche un libro…
«Sì, il 13 maggio uscirà con Mondadori Napoli due volte al dì. È un bugiardino napoletano: come una medicina, Napoli andrebbe “assunta” almeno due volte al giorno. Un manuale per imparare a vivere meglio, tra sorrisi, tradizione e orgoglio».

Con oltre 200.000 follower, hai creato un esercito di appassionati. La tua divulgazione sta lasciando il segno.
«La cosa più bella è che tanti mi scrivono per suggerirmi nuove parole, nuovi significati. È la dimostrazione che il mio lavoro semina curiosità. E Napoli, come dico sempre, è un rimedio alla vita grigia: assumetela spesso!»

L’intervista completa è disponibile sul canale ufficiale Youtube di KreaNews. Il Salotto di KreaNews va in onda ogni mercoledì alle ore 18.55 su Telecapri – Canale 15 del Digitale Terrestre.

 

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