Nel Salotto di Kreanews abbiamo avuto il piacere di ospitare Ines Rodriguez, un’artista poliedrica che incarna l’arte del trasformismo con eleganza e passione. Ines, il cui vero nome è Tommaso Pezzella, ha condiviso con noi il suo percorso artistico, le sfide incontrate e il modo in cui ha saputo integrare le sue due identità in un’unica anima.
Ines, nasce prima l’artista o la donna?
«Credo che nasca prima l’artista, perché anche Tommaso, in qualche modo, è un artista. Ha messo in scena questo personaggio, Ines, per far emergere la femminilità che era incastrata dentro di sé. Parlo in terza persona, ma in effetti sono sempre io. Ines è una manifestazione della mia creatività e della mia passione per l’arte».
Quali difficoltà hai incontrato nel presentare Ines al pubblico?
«Le difficoltà erano più legate all’idea, alla paura e al pregiudizio su come sarebbe cambiata la mia vita. Ma quando mi sono vista allo specchio, ho capito che non volevo rappresentare una donna in modo esasperato o caricaturale. Volevo incarnare la donna dei miei sogni, una diva. Quando si accendono i riflettori, posso esternare la mia femminilità; quando si spengono, mi piace tornare a essere Tommaso. Ines mi ha aiutato ad apprezzare ancora di più il mio lato maschile».
Come è nata Ines Rodriguez?
«Ines è nata nel 2002, quasi per caso. Per esigenze di copione, serviva una sudamericana o una spagnola. All’epoca facevo l’istruttore di balli caraibici, e il mio pubblico era prevalentemente femminile. Avevo paura di perdere le mie fan, ma quando mi sono vista allo specchio, ho deciso di provare. Ho avuto molte porte aperte, ma anche alcune chiuse, perché forse la televisione dell’epoca non era pronta per un personaggio come il mio».
Hai citato Maurizio Costanzo. Come ha influenzato la tua carriera?
«Ho avuto l’onore di essere scelta da lui e di calcare il palco del Maurizio Costanzo Show. Mi chiamarono dopo aver visto un mio video su YouTube. All’epoca mi chiamavo Ines Martinez, pensando di essere spagnola. Fu Maurizio a suggerirmi il nome Ines Rodriguez, presentandomi con un abito da brasiliana. Quella fu la nascita ufficiale del mio personaggio».
La bellezza ti ha aiutato o penalizzato nel tuo lavoro?
«La bellezza è un biglietto da visita che può aiutare, ma anche distruggere. Porta con sé pregiudizi. Nel mio caso, mi ha aiutato perché è più semplice accettare una persona con un bell’aspetto. Tuttavia, mi ha anche penalizzato, perché spesso venivo scelta per ruoli superficiali. Ho sempre desiderato mostrare la parte più profonda di me, la mia mente, il mio modo di comunicare».
Parliamo del pregiudizio. Ti è capitato di ricevere dei “no” a causa di esso?
«Sì, mi è capitato. Il pregiudizio sta negli occhi degli altri. Mi hanno spesso proposto ruoli legati alla diversità o al folklore, ma io mi chiedevo: perché non posso condurre un telegiornale? Se sono una professionista, dovete valutare le mie capacità, non la mia vita privata o la mia identità di genere. Fortunatamente, oggi il pubblico mi conosce e mi apprezza per la persona che sono».
Come hanno reagito i tuoi amici quando hai svelato la tua doppia identità?
«Si sono innamorati del personaggio. Ho molte amiche donne, perché posso consigliare sia in quanto uomo che in quanto donna. È stato tutto molto semplice e naturale».
Parliamo di tua figlia. Che rapporto avete?
«Abbiamo un rapporto unico, basato sulla verità. Ho spiegato a mia figlia fin da quando aveva tre anni il mio lavoro, in modo romanzato. Le ho detto che suo padre, quando va al lavoro, indossa una parrucca e i tacchi. I bambini non hanno filtri, e per lei è sempre stato normale. Non ho mai pensato di sostituire la madre; sono e sarò sempre il padre. Ines e mia figlia si incontrano raramente, perché la mia femminilità è finalizzata all’arte, non alla vita privata».
Hai mai subito episodi di bullismo o discriminazione?
«Fortunatamente, no. Nella vita reale ho sempre ricevuto complimenti. Credo che se ti poni in modo elegante e rispettoso, gli altri fanno lo stesso. Sui social capita di incontrare i cosiddetti “leoni da tastiera”, ma non mi lascio influenzare. Penso che la vita sia troppo bella per viverla in bianco e nero; preferisco viverla a colori».
Il colore rosso che indossi ha un significato particolare?
«Sì, il rosso rappresenta la passione, la vanità, ma oggi è anche simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Vorrei che tornasse a essere il colore dell’amore e della passione, non associato a lividi o sofferenza causati da uomini deboli».
Cosa pensi della situazione attuale riguardo alla violenza e ai valori nella società?
«Penso che i valori si siano un po’ persi, soprattutto tra i giovani. L’uso inappropriato dei social media ha creato una realtà distorta, fatta di aggressività e mancanza di dialogo. Dobbiamo tornare a rispettare gli altri, comprendere che ognuno ha la sua identità e i suoi pensieri. Non mi piace parlare di accettazione, preferisco parlare di rispetto».
Quali sono i tuoi progetti futuri?
«Sto scrivendo un libro sulle maschere della società. Vorrei continuare a evolvermi come artista e come persona, portando al pubblico non solo il mio involucro esterno, ma anche la mia mente e la mia anima».
Ringraziamo Ines Rodriguez per aver condiviso con noi la sua storia, le sue riflessioni e la sua energia positiva. Un’artista che ha saputo trasformare la sua diversità in un punto di forza, promuovendo un messaggio di rispetto, autenticità e passione.
Intervista realizzata da Michele Chianese per Il Salotto di Kreanews. Rivivi la puntata completa su YouTube e lasciati ispirare dalla straordinaria energia di Ines Rodriguez.