Le associazioni italiane della filiera della canapa hanno recentemente presentato una denuncia alla Commissione Europea contro il divieto di commercializzazione della canapa imposto dal governo italiano. Questo settore, che dà lavoro a circa 15.000 persone e genera un fatturato annuo di 500 milioni di euro, è stato gravemente colpito da normative che, secondo le associazioni, violano il diritto comunitario, in particolare riguardo al libero commercio all’interno dell’UE.
La petizione, depositata presso la Commissione Petizioni (PETI) dell’Unione Europea, chiede la sospensione immediata delle normative italiane e l’apertura di un dialogo tra le autorità italiane e la Commissione per trovare una soluzione. In caso di mancato accordo, le associazioni sono pronte a portare il caso davanti alla Corte di Giustizia Europea, denunciando i danni economici subiti dalle aziende del settore.
La Commissione Europea ha aperto un’indagine preliminare per valutare se le normative italiane siano in contrasto con le leggi europee sul commercio. Se venissero riscontrate violazioni, il governo italiano potrebbe ricevere una “lettera di costituzione in mora”, primo passo verso una possibile procedura di infrazione.
Diversi eurodeputati, tra cui Cristina Guarda e Valentina Palmisano, hanno sostenuto la denuncia, criticando le normative italiane e sottolineando le proprietà benefiche della canapa, in particolare il cannabidiolo (CBD), che ha effetti ansioliti e antinfiammatori. L’intervento della Commissione sarà cruciale per determinare il futuro del settore della canapa in Italia.
L’indagine della Commissione Europea potrebbe durare fino a un anno, ma rappresenta già un passo importante per la filiera della canapa, che spera in una risoluzione positiva per tornare a operare liberamente.