News in Pillole

Un papa a vita: missione divina o rigidità istituzionale?

Le condizioni di salute di Papa Francesco stanno destando preoccupazione. Ricoverato da dieci giorni al Policlinico Gemelli per una polmonite, il Pontefice ha mostrato segni di lieve insufficienza renale, sebbene non abbia avuto ulteriori crisi respiratorie dalla sera precedente. Continua a ricevere ossigenoterapia ad alti flussi tramite cannule nasali, e la prognosi resta riservata. Nonostante la gravità della situazione, il Papa è vigile e ha partecipato alla Messa nel suo appartamento ospedaliero. Attraverso l’account @Pontifex, ha espresso gratitudine per le manifestazioni di affetto ricevute, in particolare dai bambini.

Questa situazione solleva nuovamente una questione storica: un papa deve rimanere in carica fino alla morte, anche in condizioni di salute precarie?

Il peso della tradizione

L’idea di un papa che rimane in carica fino alla morte è una delle tradizioni più radicate della Chiesa cattolica. La figura del pontefice è vista non solo come il capo di un’istituzione, ma come il successore di Pietro, scelto da Dio per guidare i fedeli. Per secoli, la Chiesa ha considerato il papato un incarico a vita, legato a un’idea di missione divina che non prevede una rinuncia volontaria. Rarissime sono state le eccezioni: Celestino V nel 1294 e Gregorio XII nel 1415.

La lezione di Benedetto XVI

Eppure, nel 2013, Benedetto XVI ha rotto questa consuetudine, scegliendo di dimettersi per motivi di salute e aprendo un dibattito destinato a durare. Quando annunciò le sue dimissioni, molti rimasero scioccati. Un papa che si dimette non era previsto dall’immaginario collettivo, eppure la sua decisione si rivelò un atto di lucidità: riconoscere i propri limiti e cedere il passo a un successore in grado di governare con più forza. Un esempio di umiltà o un precedente pericoloso? Ancora oggi il dibattito rimane aperto.

Papa Francesco, il Giubileo e il futuro del papato

Papa Francesco stesso ha più volte affermato che non escluderebbe di dimettersi se non fosse più in grado di adempiere ai suoi doveri. Attualmente, le sue condizioni di salute hanno sollevato interrogativi sulla sua capacità di affrontare le sfide imminenti, specialmente con l’avvicinarsi dell’Anno del Giubileo nel 2025, un evento di grande rilevanza spirituale e organizzativa per la Chiesa. La coesistenza tra un papa in carica e un papa emerito ha già creato in passato alcune perplessità: si rischia di creare una sorta di “diarchia” nella Chiesa? Un pontefice dimissionario può davvero restare in disparte senza influenzare il suo successore?

Un cambiamento necessario?

In un’epoca in cui le istituzioni si rinnovano e i leader vengono sostituiti quando non più idonei al loro ruolo, ha ancora senso che un papa debba restare in carica fino alla morte, anche in condizioni di salute precarie? Se la Chiesa ha già accettato l’idea di un papa emerito, potrebbe arrivare a considerare le dimissioni non più un’eccezione, ma una pratica normale?

La questione rimane aperta: da una parte, la tradizione e il valore simbolico di un papa che guida i fedeli fino alla fine; dall’altra, la necessità di una Chiesa più flessibile, capace di adattarsi ai tempi moderni senza perdere la sua essenza. Il futuro del papato potrebbe non essere più scritto nella pietra.

 

 

Related posts

Giulia Checchettin – Un Anno Dopo: L’“Educazione alle Relazioni” non si fa, Mentre La Violenza di Genere Aumenta

Redazione

La s(cena) della polemica alle Olimpiadi

Redazione

La Corte Internazionale di giustizia ordina a Israele di fermare l’offensiva militare in Gaza

Redazione