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E se fosse una macchina a dirci “ti ha lasciato”?

Un uomo ha ricevuto una notifica da una funzione ancora in fase di test del sistema Apple, che riassumeva i messaggi ricevuti dalla sua fidanzata. Ma una macchina potrà davvero tenere conto delle emozioni e delle passioni umane?

“Non stiamo più insieme, voglio indietro le mie cose che ho lasciato nell’appartamento”. Un messaggio del genere è stato ricevuto da molti. Spesso, le relazioni sentimentali attraversano momenti di crisi o si concludono definitivamente, con richieste reciproche di restituire oggetti e ricordi. È una situazione spiacevole, ma comune.

Quello che è meno usuale è ciò che è accaduto recentemente a New York a Nick Spreen, un professionista nel settore del software. Spreen ha ricevuto sul suo iPhone 15 Pro un messaggio simile, ma inviato dalla funzione “Apple Intelligence Text Summary”.

In pratica, il testo generato da Apple era un riassunto estratto dagli ultimi messaggi che la sua compagna gli aveva inviato. Spreen non si è perso d’animo di fronte alla notizia; al contrario, ha deciso di condividerla su X (ex Twitter), dove è diventata rapidamente virale. Il processo funziona in modo simile a ChatGPT: analizza i messaggi scambiati tra due persone, cerca di interpretarli e sintetizzarli, fornendo una versione ridotta ed essenziale.

Il sito Ars Technica, notando la singolare vicenda, ha contattato Spreen per chiedergli se il messaggio di Apple fosse accurato. L’intervistato ha risposto che sì, nella sostanza lo era, anche se, com’è ovvio, la situazione era più complessa. È interessante notare che ricevere un messaggio automatico in queste circostanze può avere anche qualche vantaggio, come creare una maggiore distanza emotiva dagli eventi dolorosi, quasi fosse una sorta di mediazione.

Tuttavia, il problema che emerge è quello di far passare comunicazioni così personali attraverso un meccanismo automatico come quello di Apple. In generale, terminare una relazione tramite messaggi è già di per sé discutibile. Esistono sensibilità umane che vanno rispettate e che richiedono empatia e attenzione personalizzata. Ma c’è di più: è possibile ridurre la complessità delle emozioni umane a un meccanismo formale gestito da una macchina, per quanto avanzata?

Questa vicenda evidenzia la differenza profonda tra una macchina che funziona in modo inesorabile, capace di elaborare indifferentemente acciaio, dati o parole, e l’essere umano, la cui esistenza e i cui ricordi sono spesso affidati alla fragilità delle parole. Se le macchine dotate di intelligenza artificiale diventano generative e capaci di manipolare il linguaggio, per gli esseri umani il rischio è quello di essere esposti a situazioni dolorose, in cui le parti più profonde del nostro vissuto possono essere ferite.

L’inesorabile funzionamento delle macchine dovrebbe tenere conto della delicatezza dell’esperienza umana. Altrimenti, se questo è il futuro che ci attende, forse è il caso di riflettere attentamente…

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